La correlazione fra DHT e calvizie è nota da tempo, tuttavia è importante fare chiarezza sul ruolo che ha il diidrotestosterone nella caduta dei capelli degli uomini.
Con risposte chiare ed esaurienti è possibile spiegare come si manifesta la calvizie, in particolare l’alopecia androgenetica, e come agisce il DHT.
Cos’è il DHT
Il DHT è, in poche parole, il principale nemico dei follicoli capillari, poiché questo ormone androgeno, prodotto dalle gonadi, quando entra in contatto con il follicolo lo miniaturizza progressivamente e questo comporta prima l’assottigliamento e poi la caduta dei capelli.
Il follicolo arriverà progressivamente ad atrofizzarsi e se non si interviene in tempo cesserà del tutto la sua attività.
Questo ormone androgeno steroideo è un derivato del testosterone (si calcola che il 3% del testosterone divenga DHT), inoltre il ruolo del DHT non si limita solo ai capelli, poiché è coinvolto anche nella iperplasia prostatica benigna e nel cancro alla prostata.
Di per sé, il DHT (il cui nome completo è diidrotestosterone) non ha solo effetti negativi: ha un ruolo importante nel corso dello sviluppo fetale, nel senso che contribuisce in utero alla creazione dei caratteri di genere maschile, successivamente sostiene i caratteri sessuali secondari, ovvero l’abbassamento del tono della voce, la crescita di peli facciali e corporei, la stempiatura e la secrezione sebacea, per fare degli esempi.
Infine il diidrotestosterone è importante anche a livello psicologico, per la comparsa dello stimolo sessuale.
Cosa aumenta il DHT
Che cosa fa aumentare il DHT? C’è un enzima che regola la conversione da testosterone a diidrotestosterone e si chiama 5-alfareduttasi di tipo II. Per questa ragione è errato pensare che la calvizie sia causata dalla presenza eccessiva di ormoni androgeni e da alti livelli di testosterone, mentre il motivo reale è la concentrazione a livello dell’unità pilosebacea degli enzimi necessari a convertire gli androgeni deboli in androgeni più potenti, come abbiamo spiegato qui: Cause dell’alopecia androgenetica.
In che modo inibire l’enzima 5 alfa reduttasi?
L’inibizione della 5-alfa-reduttasi consente di ridurre la produzione di diidrotestosterone, per questo sono state eseguite molte ricerche per capire in che modo è possibile farlo.
Uno di questi studi, svolto presso il Dipartimento di Dermatologia e Chirurgia Plastica dell’Università La Sapienza di Roma, ha valutato l’efficacia della Serenoa Repens, una pianta della famiglia delle Arecacee; i risultati sono stati molto incoraggianti, perché il 40% dei pazienti trattati con Serenoa Repens ha avuto un incremento della crescita dei capelli. Inoltre per tutta la durata dello studio non sono stati registrati effetti collaterali.
L’azione della Serenoa consiste nel bloccare il DHT a livello del bulbo e di stimolare un graduale arresto dell’assottigliamento e del diradamento dei capelli. Inoltre, funge da antagonista selettivo locale del legame tra diidrotestosterone e recettore per gli androgeni
La Serenoa Repens ha anche altre proprietà benefiche, in particolare il suo estratto lipidico ha effetti antinfiammatori attraverso l’inibizione degli enzimi ciclossigenasi e 5-lipossigenasi, con conseguente inibizione della sintesi di prostaglandine infiammatorie e di leucotrieni.
L’estratto della pianta è dotato, inoltre, di azione antispasmodica, esercitata attraverso la riduzione dell’influsso cellulare di calcio e l’attivazione di un meccanismo di scambio ionico sodio/calcio.
L’alimentazione ha un ruolo importante non solo per la salute dei capelli ma anche, nello specifico, come contrasto ai livelli elevati di DHT.
Ad esempio il pesce azzurro, i semi di chia e i semi di lino sono alimenti che contengono omega 3, quindi possono contribuire a diminuire il livello di DHT, sebbene una dieta non rappresenti, da sola, un rimedio per rallentare la caduta dei capelli.
Ormone DHT nelle donne
In questo articolo ci siamo soffermati sulla calvizie maschile, ma il DHT è presente, anche se in misura minore, anche nelle donne ed è una delle cause dell’alopecia androgenetica femminile. Secondo alcuni studi, nelle donne il DHT non sarebbe però il responsabile principale della perdita di capelli, poiché la Prostaglandina PGD2, proteina presente in quantità anomala sul cuoio capelluto delle donne che soffrono di calvizie, potrebbe essere una concausa in quanto amplifica l’azione negativa del DHT.
Tuttavia, su questo e sul ruolo del KROX20, degli enzimi JAK e delle cellule T regolatorie sono state fatte solo ipotesi non verificate.
Il DHT ha un’attività di circa 5 volte superiore rispetto al normale testosterone e che si lega ai recettori androgeni dei bulbi piliferi della testa, innescando la miniaturizzazione dei recettori, e, successivamente, l’atrofizzazione del bulbo.
Tanto per gli uomini quanto per le donne è importante decidere come intervenire, evitando di lasciar passare troppo tempo dall’inizio della caduta dei capelli.
Per questo è essenziale effettuare un’analisi approfondita con esperti del settore presso una delle sedi dell‘Istituto Helvetico Sanders e individuare le vere cause della propria calvizie.
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