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Ercole Pasero ha 89 anni vive ad Elva un piccolo paesino sulle montagne del cuneese è l’ultimo cacciatore di capelli, un mestiere antico e a suo modo affascinante.
Scopriamo insieme chi erano e cosa facevano i cacciatori di capelli.
I cacciatori di capelli erano in attività tra la fine dell’ 800 e l’inizio del 900, alla fine dell’estate quando il lavoro nei campi si fermava i cacciatori di capelli partivano in cerca di chiome fluenti e di donne disposte a tagliare la loro chioma, che all’epoca si portava lunga e raccolta in trecce, in cambio di qualche lira, un foulard, un po’ di stoffa.
“E’ stato mio padre a insegnare a me e mio fratello questo mestiere” e racconta il signor Pasero; avevo un diploma di contabile ma ho preferito questo tipo di lavoro che mi portava in giro per l’Italia ed era più redditizio rispetto ad un posto in un ufficio. Anche se molto faticosoo. Ricordo viaggi in treno interminabili. Lunghe camminate su viottoli e sentieri di Piemonte, Veneto, Friuli, Trentino, perché i capelli delle donne di montagna erano più robusti e quindi più ricercati. Quelli bianchi erano richiesti per le parrucche dei nord.
I cacciatori di capelli, chiamati in piemontese cavie dovevano essere abili persuasori ed avere un aspetto, un portamento e uno stile impeccabile per riusire a convincere le donne a tagliarsi i capelli “alè, alè donne dagli occhi belli, bisogna tagliarsi i capelli, è una nuova moda, arriva da Londra e Parigi, vuoi essere ancora più bella?” recitava una filastrocca che i cacciatori di capelli suolevano cantare al loro passaggio.
In mancanza di capelli, anche i “pels dal penche” ovvero i capelli che rimanevano sul pettine potevano diventare un affare venivano accuratamente riposti in scatoline in attesa del passaggio dei pelassier.
Il commercio di capelli risollevò le sorti di un intero paese
Una volta tornati a Elva con il bottino di capelli , le donne del paese si occupavano della loro o lavorazione: i capelli venivano lavati, pettinati e divisi a seconda del colore, della lunghezza e del diametro. Infine, venivano spediti ai grossisti affinché i capelli si trasformassero in splendide parrucche destinate all’aristocrazia, alle teste dei Sommi Magistrati di Londra, Parigi, Amburgo e alle acconciature delle attrici del cinema di New York e Buenos Aires. Un commercio fruttuoso (“Negli anni ’50 un etto di capelli valeva quanto un etto d’oro”) che coinvolgeva tutti i componenti del paese e che ne risollevò le sorti durante i periodi invernali.
Il ricordo dei cacciatori di capelli nel museo dei pels a Elva
Un mestiere straordinario che venne però scalzato dall’arrivo delle parrucche sintetiche ma di cui viene ancora mantenuto il ricordo infatti ad Elva è possibile visitare il Museo dei “pels”, nella vecchia Casa della Meridiana del paese. Qui viene ricordata la storia di un’antica professione, quella dei raccoglitori di capelli, quella di Ercole Pasero. Varcando la porta del museo si entra in una dimensione antica si trovano oltre e a bellissimi capelli e parrucche anche i quaderni dove i raccoglitori annotavano nome, paese e data dei clienti a cui avevano tagliato i capelli, per passare di nuovo l’anno successivo.
Un altro museo dei capelli si trova in Cappadocia
Sin dal 3000 avanti Cristo, la cittadina di Avanos in Turchia è conosciuta per i suoi cocci di alta fattura, ma in tempi recenti, la città è diventata famosa per l’incredibile museo dei capelli.
La strana attrazione si trova nei sotterranei di una vecchio negozio di ceramiche di proprietà di Chez Galip e raccoglie i capelli di più di 16000 donne ed è considerato uno dei più strani musei del mondo.
Le mura, i soffitti e tutte le superfici delle stanze sono completamente ricoperte di ciocche di capelli di donne che hanno visitato il museo. Ogni ciocca è catalogata ed esposta con l’indirizzo e il nome della donna che ha donato i capelli.
Il museo dei capelli nasce 30 anni fa fa quando una delle amiche di Galip prima di lasciare la città decise di donargli una ciocca di capelli come ricordo. Da allora, le donne che visitano la cittadina e a cui viene raccontata la storia di Galip, lasciano una ciocca per dare una continuità a questa storia diventata quasi leggenda.
Due volte all’anno inoltre, a Giugno e Dicembre, i primi clienti che acquistano un prodotto dal negozio di Galip, sono invitati a scegliere 10 ciocche dal museo. Le fortunate vincitrici hanno in premio uno bellissimo viaggio nell’entroterra della Cappadocia.
L’ingresso al museo non è a pagamento e le donne non sono obbligate a donare i capelli, ma nel caso in cui volessero, forbici, carta e penna sono a disposizione.
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